LA CREAZIONE.
Dio ha compiuto la creazione per un atto d’amore. La Scrittura dice infatti: «Dio è amore» (1 Giov.4:8). La creazione celeste. All’inizio della creazione, Dio onnipotente creò, direttamente, il suo Figlio primogenito e unigenito Gesù. Poi, per mezzo del Figlio, creò i cieli e la terra, le creature celesti d’ogni ordine e grado (angeli, arcangeli, serafini, cherubini) e le creature terrestri (gli animali e la prima coppia umana). La creazione terrestre. Dio creò la prima coppia umana, Adamo ed Eva «e Dio li benedisse; e Dio disse loro: “Crescete e moltiplicate e riempite la terra, e rendetevela soggetta, e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e sopra ogni animale che si muove sulla terra… Ecco, io vi do ogni erba che fa seme sulla superficie di tutta la terra, ed ogni albero fruttifero che fa seme; questo vi servirà di nutrimento”» (Genesi 1:28-29). Genesi 1:26; 2:7,18,21,22.
Ad un potente angelo, uno splendido cherubino, venne affidata la terra e i suoi abitanti, affinché ne avesse cura e vegliasse sull’adempimento della volontà di Dio su di essa. Vedi, a paragone, Ezechiele 28:11-15.
LA RIBELLIONE IN CIELO.
Vi fu un tempo in cui il cherubino che aveva l’incarico di vegliare sull’uomo e sulla terra si insuperbì per la sua bellezza e potenza e, in cielo, si ribellò a Dio, perché bramava maggior gloria e potere e pretendeva pure di essere adorato al pari di Dio. Riuscì anche a sedurre e a sviare molti altri angeli, che lo seguirono e gli si sottomisero. Vedi: 2 Tess.2:4; Isaia 14:12-14. Basta pensare che tentò di farsi adorare persino da Gesù! Vedi Matteo 4:9-10.
Questo cherubino diventò, così, Satana, in ebraico “Satan”, che significa “oppositore” e “avversario”, perché mise in dubbio l’amore, la giustizia e la sovranità di Dio. Ma diventò pure Diavolo, in greco “Diabolos”, che vuol dire “calunniatore” e “accusatore”.
Satana fu la prima creatura a ribellarsi a Dio, ed in lui ebbe origine il peccato e la morte.
LA SITUAZIONE SULLA TERRA.
Era volontà di Dio che l’uomo e la donna moltiplicassero e riempissero la terra di uomini perfetti come loro, facendo di essa un grande e stupendo giardino, come quello in cui erano stati posti.
Dio non costrinse mai Adamo ed Eva all’ubbidienza, né ad amare il loro Creatore, perché non aveva creato due robot, ma due esseri perfetti e liberi, capaci di ragionare e decidere autonomamente, appunto a Sua somiglianza. L’ubbidienza e l’amore verso di Lui dovevano essere una loro libera scelta, e non un’imposizione.
Essi avevano libero accesso all’albero della vita, che il Creatore aveva fatto crescere nell’Eden appositamente, e potevano mangiarne il frutto che permetteva la continuazione della loro vita nella perfezione. Genesi 2:9
Nel giardino c’era un altro albero particolare, l’albero della conoscenza del bene e del male, che in pratica era l’albero della morte, in opposizione a quello della vita. Anch’esso aveva il suo frutto. Iddio informò bene Adamo e sua moglie di ciò che era in realtà quest’albero e li avvertì delle conseguenze a cui sarebbero andati incontro mangiandone il frutto: «E l’Eterno Iddio diede all’uomo questo comandamento: “Mangia pure liberamente del frutto d’ogni albero del giardino; ma del frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male non ne mangiare; perché nel giorno che tu ne mangerai, per certo morrai”» (Genesi 2:16-17).
Essendo, i due, esseri pensanti e liberi, volendo, avrebbero potuto un giorno anche decidere di rinunciare alla vita eterna. Bastava che non mangiassero più del frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male.
LA TENTAZIONE, IL PECCATO E LA CONDANNA DI ADAMO ED EVA.
Un giorno, il ribelle cherubino Satana pensò di incitare alla ribellione a Dio anche Adamo ed Eva, sulla terra. Il suo scopo era quello di assoggettarli alla propria volontà, schiavizzarli e condurli alla morte.
Escogitò quindi un astuto piano. Si servì di un serpente e si presentò agli occhi loro quasi quasi come un liberatore e un benefattore, e disse alla donna: «”Come! Iddio v’ha detto: Non mangiate del frutto di tutti gli alberi del giardino?”. E la donna rispose al serpente: “Del frutto degli alberi del giardino ne possiamo mangiare; ma del frutto dell’albero che è in mezzo al giardino Iddio ha detto: ‘Non ne mangiate e non lo toccate, ché non abbiate a morire'”. E il serpente disse alla donna: “No, non morrete affatto; ma Iddio sa che nel giorno che ne mangerete, gli occhi vostri si apriranno e sarete come Dio, avendo la conoscenza del bene e del male”. E la donna vide che il frutto dell’albero era buono a mangiarsi, ch’era bello a vedere, e che l’albero era desiderabile per diventare intelligenti; prese del frutto, ne mangiò, e ne dette anche al suo marito che era con lei, ed egli ne mangiò» (Genesi 3:1-6).
Così, dunque, si compì l’inganno di Satana.
Egli convinse Adamo ed Eva che il frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male conteneva tutta la sapienza di Dio e, mangiandolo, non potevano morire. Anzi, sosteneva, era proprio necessario mangiarlo, se volevano diventare intelligenti come Dio, e che Dio stesso era ingiusto e senza amore per essi, perché voleva impedir loro di mangiarlo.
Ecco che il Diavolo insinuò nelle loro menti il dubbio e il seme della ribellione. Poi, la bellezza dell’albero e del frutto, che probabilmente emanava anche una particolare fragranza, diede ad Eva la certezza che il frutto stesso era molto buono, e sollecitò in lei il desiderio irresistibile di mangiarlo.
Essa si persuase che un albero e un frutto così belli era impossibile che potessero far male; anzi, doveva essere proprio il contrario e, quindi, Dio aveva mentito, mentre Satana diceva la verità. Così lusingata, la donna consumò il frutto e il suo uomo, su invito di lei, fece lo stesso.
Col loro gesto si rivoltarono di fatto contro il Creatore, mettendo in dubbio il suo amore, la sua giustizia e la sua sovranità. Non opposero resistenza al tentatore e non chiesero nemmeno l’aiuto di Dio, che poteva liberarli prima che peccassero. Seguirono Satana, il quale li convinse che essi non avevano nessun bisogno di Dio e potevano benissimo vivere nella completa indipendenza. La frittata era fatta!
E Dio disse ad Adamo: «Perché hai dato ascolto alla voce della tua moglie e hai mangiato del frutto dell’albero circa il quale io t’avevo dato quest’ordine: Non ne mangiare, il suolo sarà maledetto per causa tua: ne mangerai il frutto con affanno tutti i giorni della tua vita. Esso ti produrrà spine e triboli, e tu mangerai l’erba dei campi; mangerai il pane col sudore del tuo volto finché tu ritorni nella terra donde fosti tratto; perché sei polvere, e in polvere ritornerai» (Genesi 3:17-19).
Fu dopo la ribellione che Adamo ed Eva ebbero figli. Ora, essendo divenuti imperfetti, generarono pure figli imperfetti che, come loro, ereditarono la morte.
La Scrittura dice: «Perciò, siccome per mezzo di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo, e per mezzo del peccato vi è entrata la morte, e in questo modo la morte è passata su tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato» (Romani 5:12).
PERCHÈ DIO HA PERMESSO IL MALE.
Dio avrebbe potuto impedire che il male proliferasse, togliendolo subito di mezzo. Anzi, poteva addirittura impedire che si manifestasse. Ma non lo fece, per almeno cinque buone ragioni:
1) perché tutte le creature da Egli fatte erano perfette; quindi, non aveva nulla da rimproverarsi;
2) perché Dio non aveva escluso l’eventualità di defezioni fra le sue creature, altrimenti non le avrebbe create intelligenti e libere;
3) perché un suo non richiesto intervento avrebbe violato il loro libero arbitrio;
4) perché essendo Dio giusto e santo, non può né lasciare impuniti i peccatori, né permettere alla corruzione la comunione con la sua santità;
5) perché lasciando che il male sperimentasse le sue tenebrose vie, tutte le creature potessero rendersi conto che esso produce solo sofferenze e morte, si ravvedessero e apprezzassero così il perduto dono della vita eterna. Vedi: Giobbe cap.36 e 2 Pietro 3:9.
IL RISCATTO.
Come già detto, essendosi ribellato a Dio, l’uomo perse il dono della vita eterna ed ereditò la morte. Dio, da parte sua, dovette per forza emettere e fare eseguire la sentenza di morte, visto che fu l’uomo stesso a voltare le spalle alla vita eterna.
L’unica attenuante, se così possiamo dire, era che la ribellione non fu premeditata, cioè non fu studiata prima e poi messa in opera da Adamo stesso, ma avvenne per mezzo dell’inganno perpetrato da Satana. Per cui, il peccato non ebbe origine nella mente e nel cuore dell’uomo, ma fu opera del Diavolo, che astutamente lo influenzò e lo indusse all’errore, sfruttando l’innocenza dell’uomo e la sua inesperienza del male, di cui poteva avere al massimo una conoscenza intuitiva.
Così Iddio, nel suo immenso amore e nella sua perfetta giustizia, ebbe pietà di Adamo e sua moglie, e concesse loro una speranza di redenzione per mezzo del sacrificio offerto da suo Figlio Gesù.
La Scrittura conferma: «La creazione è stata sottoposta alla vanità non di sua propria volontà, ma a causa di colui* che ve l’ha sottoposta, non senza speranza però che la creazione stessa sarà anch’ella liberata dalla servitù della corruzione per entrare nella libertà della gloria dei figliuoli di Dio» (Romani 8:20-21).
Che cosa fece dunque Gesù?
Si offrì in sacrificio per riscattare gli uomini dalla morte e dare loro nuovamente la vita eterna. Affinché ciò si compisse, il Padre l’ha fatto diventare uomo (Giov.1:14), permettendone la miracolosa nascita da una vergine di nome Maria, qui sulla terra, circa duemila anni fa.
Gesù venne così a donare la sua vita di uomo perfetto, e mediante questo grande sacrificio, ha ricomprato la vita eterna che Satana aveva fatto perdere agli uomini.
Adamo fu il primo uomo perfetto. Per riscattare Adamo, Gesù dovette diventare esattamente come lui: perciò Gesù è chiamato “l’ultimo Adamo” (1 Cor.15:15). Così, Cristo pagò esattamente un prezzo di riscatto corrispondente (greco: antilytron), come è detto in 1 Timoteo 2:5-6, più avanti riportato.
La Scrittura dice: «Iddio ha tanto amato il mondo che ha dato il suo unigenito Figliuolo, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna» (Giov.3:16).
Col suo sacrificio, Gesù ha fatto da mediatore ed ha permesso la pace fra gli uomini e Dio.
La Bibbia, infatti, dichiara: «Poiché in lui si compiacque il Padre di fare abitare tutta la pienezza e di riconciliare con sé tutte le cose per mezzo di lui, avendo fatto la pace mediante il sangue della croce d’esso; per mezzo di lui, dico, tanto le cose che sono sulla terra, quanto quelle che sono nei cieli” (Colos.1:19-20).
La Scrittura dichiara ancora: «Poiché v’è un solo Dio ed anche un solo mediatore fra Dio e gli uomini, Cristo Gesù uomo, il quale diede sé stesso qual prezzo di riscatto per tutti» (1 Tim.2:5-6).
Mediante il riscatto, Gesù ha ricomprato la vita eterna per l’umanità. L’umanità ne entrerà in possesso nel Tempo della Restaurazione di tutte le cose, chiamato Giorno del Giudizio. Allora, avverrà la resurrezione dei morti e a tutti gli uomini verrà offerta la vita eterna.
DIO SCEGLIE UN POPOLO: ISRAELE.
Fin dall’inizio e nel corso dei secoli, Dio ha prescelto degli uomini di fede dal cuore integro e retto, perché diventassero collaboratori di suo Figlio Gesù nella realizzazione del divino Piano di redenzione a Lui affidato. Vedi Ebrei cap.11.
Tempo dopo il diluvio universale, un santo uomo di nome Abramo fu particolarmente accetto agli occhi di Dio, per la sua straordinaria fede, e dalla sua discendenza il Signore formò un popolo che Egli elesse come suo popolo. Questo popolo si chiamò Israele, dal nuovo nome che Dio diede al suo servo Giacobbe, nipote di Abramo. Israele significa: “Colui che lotta con Dio”. Vedi: Genesi cap.17 e 32:24-28.
Scopo di Dio era di scegliere da questo popolo molti fedeli per cooperare con Gesù nel compito di restaurare la terra e regnare su di essa per sempre.
ISRAELE RIGETTA IL MESSIA.
Israele, secondo le profezie della Sacra Scrittura, aspettava l’Unto di Dio, cioè il Messia, che doveva fare di Israele stesso la guida dei popoli. Vedi: Isaia capitoli 11 e 53.
Circa duemila anni fa, Gesù Cristo è venuto a compiere il sacrificio del riscatto per il genere umano. Come profetizzato, nacque come uomo dalla tribù israelita di Giuda, a Bethleem. Matteo 2:1-6.
È quindi venuto nella casa del Padre, che è pure la sua casa, cioè il popolo d’Israele. Nonostante che molte profezie preannunciassero la sua venuta e lo identificassero come il vero Messia, pochi in Israele realmente lo accolsero, benché grandi folle si adunarono attorno a Lui. E specialmente dopo la sua crocifissione, la maggior parte degli Ebrei non credette in Lui, comprese le autorità sacerdotali e regnanti. Vedi Giov.8:12-59.
DIO SI FORMA UN POPOLO DAI GENTILI.
Dio abbandonò, perciò, quel popolo incredulo che aveva pure perseguitato ed ucciso suo Figlio, togliendogli il privilegio di popolo prediletto. Da allora si formò un nuovo popolo da tutte le genti, cioè dai Gentili.
Gesù stesso disse al popolo d’Israele: «Il regno di Dio vi sarà tolto e sarà dato ad una gente che ne faccia i frutti» (Matteo 21:43). E profetizzò che gli Ebrei dovevano subire una severa punizione per quel che avevano fatto. Perciò disse: «Vi sarà gran distretta nel paese ed ira su questo popolo. E cadranno sotto il taglio della spada, e saran menati in cattività fra tute le genti; e Gerusalemme sarà calpestata dai Gentili, finché i tempi dei Gentili siano compiuti» (Luca 21:23-24).
Le parole di Gesù si adempirono alla lettera: Israele perse il favore divino e nel 70 E.V. Gerusalemme fu distrutta dai Romani, con terribili tribolazioni per gli Israeliti che, da allora, sono stati dispersi fra tutte le nazioni della terra, subendo persecuzioni ed afflizioni quasi ovunque. Da non dimenticare il barbaro olocausto nazista, ove ne morirono milioni.